... già esaurito!!!


Complimenti ragazzi/e siete veramente dei grandi lettori!!!

INCUBIMichele Penco
C’è un barile in un fosso. E c’è uno steccato fatto di tavole mezze rotte. E c’è un prato leggermente scosceso e una città sul fondo e questa città manda un campanile scuro in controluce a un chiarore lunare nascosto dalle nubi. Ma le nubi non velano tutto il cielo. Ci sono stelle che spuntano. E anche la luce della luna, si fa strada e riflette sul mare. Si avvicina, scivola su un canale, torna fino al barile, ne illumina il dorso metallico. Sul prato c’è un uomo in piedi. Piccolo, nell’inquadratura. Perduto nel paesaggio. Minoritario. Conosco l’amore di Michele Penco per il disegno di realtà dai giorni in cui, appe- na conosciuti (lui era un ragazzino) prendemmo ad andare a disegnare in giro. La prima volta che vidi un suo disegno dal vero (era la prima volta che ci provava ed erano delle colline lucchesi) pensai di ammazzarlo. Lo pensai davvero: assassinarlo e fare una buca con una pala e metterlo nella buca. Chi lo avrebbe trovato? Lo pensai davvero. L’invidia, per un disegnatore, è una bestia terribile



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